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Genetica: dal maschio alla fecondazione in vitro fino alla partenogenesi

Dai principali quotidiani italiani a diffusione nazionale:

BIOLOGIA RIPRODUTTIVA
Fecondazione, l' ultima sfida: presto
sperma dal midollo osseo delle donne

Una ricerca ai primi stadi di scienziati britannici apre inquietanti scenari. Lo scrive il New Scientist.

LONDRA - Scienziati inglesi dell' università di Newcastle Upon Tyne, avrebbero trovato un modo per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in spermatozoi. Alla scoperta dedica spazio il settimanale britannico New Scientist. Il professor Karim Nayernia, che guida l' èquipe, sarebbe pronto a iniziare gli esperimenti entro i prossimi mesi, a patto, ovviamente, di avere le necessarie autorizzazioni, e si dice certo di potere produrre le prime cellule spermatiche femminili entro due anni. Lo sperma maturo, capace di fertilizzare gli ovuli, richiederà invece almeno tre anni di esperimenti. Una sorta di «primo stadio» dello sperma da cellule midollari sarebbe già stato prodotto bombardando le staminali del midollo osseo di topi con vitamine e altri composti chimici. Secondo gli scienziati la scoperta potrebbe rappresentare una tappa fondamentale nella lotta contro l' infertilità. C' è solo un piccolo particolare che va tenuto presente: i bambini nati in questo modo potrebbero essere esclusivamente di sesso femminile, perchè nella riproduzione non entrerebbe in gioco il cromosoma Y, che è patrimonio esclusivo dei maschi. 

PROSPETTIVE INQUIETANTI - Ma gli scenari aperti da questa scoperta, anche a livello etico, possono diventare inquietanti: le ricerche potrebbero consentire a una donna di aver un bambino «tutta da sola», grazie allo sperma prodotto dalle cellule del proprio midollo osseo e ai propri ovuli. E la cosa potrebbe verificarsi anche per un uomo, che potrebbe produrre similarmente le cellule uovo dal proprio midollo osseo. In entrambi i casi si tratterebbe di ipotesi ad lato rischio di anomalie genetiche.

CORRIERE SALUTE
(31 gennaio 2008) - Corriere della Sera

NEWS
Maschi addio, lo sperma arriva
dal midollo osseo delle donne

La ricerca ai primi stadi di scienziati inglesi apre inquietanti scenari.

ROMA - Cari uomini, addio. Dopo avere raggiunto la parità dei sessi, ora le donne attuano il sorpasso "definitivo" nei confronti del maschio, rendendosi autonome nell' unica cosa che, fino ad oggi, non potevano fare: autofecondarsi. Una prospettiva "estrema", che nel prossimo futuro potrebbe non essere così fantascientifica dopo la scoperta fatta dagli scienziati inglesi dell' università di Newcastle Upon Tyne, che hanno scoperto un modo per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in sperma, tagliando di fatto il maschio fuori dal processo di creazione della vita.

La scoperta è pubblicata sul New Scientist e ha ampio risalto su tutti i principali quotidiani inglesi. Il professor Karim Nayernia, che guida l' équipe, è pronto ad iniziare gli esperimenti entro i prossimi due mesi, previo il rilascio delle necessarie autorizzazioni e si dice certo di potere produrre le prime cellule spermatiche femminili entro due anni. Lo sperma maturo, capace di fertilizzare gli ovuli, richiederà invece almeno tre anni di esperimenti.

Una sorta di "primo stadio" dello sperma da cellule di midollo osseo femminile sarebbe già stato prodotto dai ricercatori lavorando sui topi di laboratorio, bombardando le staminali del midollo osseo di vitamine e composti chimici. Secondo gli scienziati la scoperta potrebbe rappresentare una tappa fondamentale nella lotta contro l' infertilità. C' è solo un piccolo particolare che va tenuto presente: i bambini nati in questo modo potrebbero essere esclusivamente di sesso femminile, perchè nella riproduzione non entrerebbe in gioco il cromosoma Y, che è un "copyright" esclusivamente maschile. Cosa che, comunque, potrebbe non importare alle coppie omosessuali, che potrebbero avere in questa "terapia" l' unico modo per ottenere dei figli che siano biologicamente il prodotto di entrambe le persone della coppia.

Ma gli scenari aperti da questa scoperta, anche a livello etico, possono diventare inquietanti: le ricerche potrebbero consentire a una donna di aver un bambino "tutta da sola", grazie allo sperma prodotto dalle cellule del proprio midollo osseo e ai propri ovuli. E la cosa potrebbe verificarsi anche per un uomo, che potrebbe produrre similarmente le cellule uovo dal proprio midollo osseo. In entrambi i casi si tratterebbe di ipotesi ad lato rischio di anormalità genetiche.

SCIENZA
(31 gennaio 2008) - La Stampa 

Esperimenti condotti sui topi studiano la possibilità di produrre sperma da cellule staminali femminili.
Una ricerca finalizzata a restituire la fertilità agli uomini fa discutere il mondo scientifico.
"Sperma dal midollo della donna"
In futuro l' uomo sarà superfluo?


DOPO la clonazione, la scienza fa un nuovo passo in avanti. Un passo che, se avrà gli sviluppi che gli scienziati auspicano, potrebbe rendere superflui i maschi per la riproduzione. Nella rivista Reproduction il Professor Karim Nayernia e la sua équipe avevano annunciato di aver creato i progenitori degli spermatozoi, a partire da cellule staminali prelevate dal midollo osseo di quattro volontari e fatte crescere in tessuti muscolari.

Ora Nayernia e i suoi colleghi della Northeast England Steam Cell Institute di Newcastle, hanno aggiunto un' informazione: nei laboratori di Gottingen, in Germania, l' équipe di studiosi sta conducendo un altro esperimento su topi femmina per valutare la possibilità di ottenere sperma dal loro midollo spinale. La ricerca sta ottenendo risultati sorprendenti. Facendo crescere in laboratorio le cellule genitrici estratte dal midollo, e addizionandole di vitamina A, gli scienziati hanno riscontrato la produzione di cellule spermatogonali, ovvero cellule che dovrebbero evolvere in sperma. Tra qualche mese l' esperimento potrebbe essere esteso a delle volontarie. Ed è per questo che il professor Nayernia ha chiesto di poter proseguire i test presso il laboratorio di Newcastle, quello stesso dove è stato clonato il primo embrione umano.

Lo scopo originario della ricerca era quello di restituire la fertilità a uomini che l' avessero persa a causa di trattamenti terapeutici contro il cancro. L' orizzonte si è adesso vertiginosamente ampliato e quasi ribaltato: l' ipotesi della creazione di un embrione a partire da materiale genetico appartenente a due donne si fa a questo punto molto più vicina.

Queste implicazioni preoccupano lo scienziato autore della ricerca. Infatti, la necessaria cautela di fronte a studi che sollevano questioni così importanti di etica, potrebbe indurre il governo britannico a bloccare la sua ricerca oppure a sospendere l' uso di trattamenti terapeutici basati sugli esperimenti condotti dalla sua équipe.

Altri studiosi, comunque, rimangono scettici sugli esiti finali di questi test. Un invito alla prudenza arriva dal Professor Harry Moore, dell' Università di Sheffield, preoccupato dalle mutazioni genetiche permanenti che queste manipolazioni di cellule staminali potrebbero innescare.

Ma l' obiezione più forte arriva da Robin Lovell Badge, del National Institute of Medical Research di Londra ed è condivisa da altri esponenti del mondo scientifico che fanno notare come per la formazione dello sperma sia indispensabile il cromosoma Y, di cui è dotato esclusivamente il patrimonio genetico dell' uomo. La sola matrice femminile, pertanto, potrebbe non bastare all' autoproduzione delle cellule spermatiche.

TECNOLOGIA E SCIENZA
(13 aprile 2007) - la Repubblica 

Nato il primo mammifero senza papà
Topolina riprodotta grazie alla tecnica della partenogenesi: usate soltanto cellule femminili.
L' esperimento condotto da scienziati giapponesi e sudcoreani. Il roditore chiamato Kaguya è fertile.

Uomini in via di estinzione. Così si potrebbe immaginare il futuro del genere umano, se si vuole una visione un po' fantascientifica delle cose. Ma il punto di partenza dell' ipotesi è assolutamente seria ed è una ricerca pubblicata sull' ultimo numero di Nature. Un gruppo di scienziati giapponesi e sudcoreani hanno fatto nascere una topolina per partenogenesi, senza cioè l' intervento maschile dello spermatozoo. È la prima nascita della storia di un mammifero sano e per di più fertile, grazie a questa via riproduttiva: la topolina si chiama Kaguya, come il personaggio di una popolare fiaba nipponica. Soltanto alcuni animali, come i pidocchi delle piante o le lucertole, si riproducono naturalmente senza sesso, per partenogenesi: una loro cellula uovo, con un patrimonio genetico completo, dà origine a un nuovo individuo, sempre di sesso femminile. La riproduzione sessuata dei mammiferi prevede, invece, la fecondazione di un ovulo (con metà dei cromosomi di una cellula adulta) da parte di uno spermatozoo (con l' altra metà di cromosomi). La partenogenesi, nell' uomo, è un avvenimento eccezionale, ma possibile: è successo a F.D., un bambino inglese, nato più di dieci anni fa. Per uno strano fenomeno, l' ovulo della madre si era attivato prima della fecondazione da parte dello spermatozoo del padre, con il risultato che alcune cellule del bambino, come quelle del sangue, contenevano soltanto il patrimonio genetico materno, mentre le cellule della pelle avevano il solito mix materno-paterno. Ora i ricercatori della Tokio University of Agricolture sono riusciti a ottenere la partenogenesi in laboratorio: «fondendo» due cellule riproduttive femminili hanno costruito 475 «superovuli» che hanno poi impiantato in utero; uno solo ha dato vita a una topolina. È il primo successo, dopo anni di tentativi falliti: nel 1997 un altro gruppo di giapponesi, guidati da Tatsuyuki Suzuki, ci aveva provato con i vitelli, ma morivano tutti allo stadio di embrione. Questa volta i ricercatori hanno trovato il trucco per superare gli ostacoli, ricorrendo a una manipolazione genetica: hanno eliminato da una delle due cellule uovo, prima della fusione, un gene chiamato H19. Si tratta di una porzione di Dna che ha a che fare con l' imprinting genetico, un fenomeno per cui, nei mammiferi, alcuni geni funzionano soltanto se derivano dal padre e non dalla madre e sono quelli che assicurano uno sviluppo normale dell' embrione. Riducendo al silenzio questo gene, i giapponesi hanno fatto in modo che il patrimonio genetico di uno dei due ovuli si comportasse come se derivasse dal maschio. Ecco perché sono stati i primi a far nascere una topolina con due madri e nessun padre. Tomohiro Kono, capo del team di ricerca, commentando il suo esperimento, ha escluso, giudicandolo un «non senso», per ragioni tecniche ed etiche, l' impiego di questa metodica come sistema riproduttivo per l' uomo. Ne ha, invece, sottolineato l' importanza in campo zootecnico e scientifico. La nascita di Kaguya, infatti, contribuisce a chiarire i meccanismi attraverso i quali i topi, ma anche gli uomini, normalmente hanno bisogno del Dna paterno per riprodursi. E non solo. Questa ricerca potrebbe suggerire un nuovo modo per produrre cellule staminali. Il solito problema che sta attorno alla ricerca di cellule staminali riguarda la creazione di embrioni, che da molti non è ammessa per ragioni etiche. Ecco allora una soluzione che permetterebbe di costruire, a partire da ovuli non fertilizzati, i cosiddetti «partenoti» che darebbero poi origine a cellule staminali da utilizzare per la terapia cellulare: le cellule staminali servirebbero per riparare organi e tessuti danneggiati da malattie di vario tipo. Qualche esperimento in questa direzione è già stato condotto anche su ovuli umani.

Bazzi, Adriana
CORRIERE CULTURA - Pagina 18
(22 aprile 2004) - Corriere della Sera

Così farò nascere i bambini senza bisogno del maschio

«Sì, lo so. Le mie ricerche sono state criticate ovunque, me lo aspettavo. Ma spero di poter un giorno aiutare gli uomini sterili che vogliono avere figli e questo mi aiuta a lavorare. Se poi la mia scoperta verrà usata anche dalle coppie lesbiche, certo per me non sarà un problema». La dottoressa Orly Lacham-Kaplan è tranquilla. Le notizie sul suo esperimento di fecondazione senza il ricorso a spermatozoi hanno fatto il giro del mondo spingendo giornali, scienziati e sociologi a interrogarsi sulle frontiere della genetica, mentre le associazioni di lesbiche hanno festeggiato l' alba di «una rivoluzione epocale», l' inizio di «un' era in cui si dimostrerà che il maschio non è più necessario». Ma nei laboratori dell' "Istituto per la Riproduzione e lo Sviluppo" della Monash University di Melbourne si ostenta distacco rispetto a tutto questo clamore. «Il mio ruolo di ricercatrice - ripete la Lacham-Kaplan - è soltanto quello di impegnarmi per produrre risultati scientificamente sicuri. E questo è tutto». Eppure l' annuncio lanciato ai media ha fatto pubblicità all' ateneo australiano, fino a una ventina d' anni fa all' avanguardia nelle tecniche di riproduzione assistita, ma ora messo in ombra, nella battaglia della scienza da prima pagina, dai laboratori britannici, quelli insomma che hanno fatto nascere la pecora "Dolly". Dottoressa Lacham-Kaplan, la maggioranza degli scienziati del mondo è scettica nei confronti del suo esperimento: viene messo in evidenza l' alto rischio di ottenere embrioni malformati. Come risponde alle critiche? «Le avevo previste. Confesso che io stessa sono molto preoccupata dalla possibilità che la tecnica che abbiamo messo a punto produca embrioni "difettosi". Al momento posso solo dire che quelli che abbiamo già ottenuto sembrano del tutto normali, almeno sotto il profilo morfologico». Quanto tempo ci vorrà prima di sapere se lo sono davvero? «Abbiamo bisogno di compiere ancora numerosi studi prima di poter essere certi che non presentino problemi, soprattutto dal punto di vista genetico. Ci manca un passaggio fondamentale: dobbiamo impiantare gli embrioni nell' utero delle cavie. Solo allora potremo verificare pienamente se siamo in grado di dare vita a creature sane». Questo significa che l' applicazione del suo esperimento sugli esseri umani è ancora lontana? «Ripeto: ancora non posso neanche dire se si arriverà a sperimentare sulle donne. In primo luogo deve essere coronata dal successo la ricerca sui topi. Soltanto in questo caso si potrà passare al genere umano e pensare di proporre questa tecnica di fecondazione come soluzione per la sterilità maschile. Se tutto andrà bene con le cavie, diciamo che ci vorranno altri due anni per passare all' uomo». Fare a meno dello sperma per la riproduzione, una vera rivoluzione. È convinta che il suo sia un esperimento eticamente accettabile? «Se questo tipo di fecondazione arriverà ad essere tecnicamente applicabile, saranno le leggi dei singoli paesi a stabilire se e come farlo». Le associazioni di lesbiche hanno salutato con entusiasmo la sua ricerca, che apre la possibilità a coppie di sole donne di riprodursi. Che ne pensa? «Naturalmente ero perfettamente conscia del fatto che le lesbiche avrebbero accolto con gioia la sperimentazione di questa tecnica di fecondazione. Il mio compito di scienziato è soltanto quello di verificare che il metodo sia al cento per cento sicuro. Se verrà poi utilizzato da coppie lesbiche che desiderano avere dei figli biologici, personalmente non vedo alcun problema». Da quanto tempo sta lavorando su questo esperimento? «Non è moltissimo. I primi passi risalgono a due, tre anni fa. Non ci sono solo io: i miei sudenti mi hanno molto aiutata. E poi non posso non ricordare che la struttura in cui lavoriamo, il Monash Institute of Reproduction and Development diretto dal professor Alan Trounson, ha offerto tutto il supporto necessario. Comunque, non è il momento di autocelebrarsi: abbiamo ancora parecchia strada da percorrere. Non ho ancora le risposte a tutti i dubbi che i colleghi hanno sollevato e io stessa mi sono posta. Non nascondo che mi aspetto più problemi che successi».

POLITICA ESTERA - Pagina 22
(12 luglio 2001) - la Repubblica 

L' OVULO FECONDATO DA METÀ CROMOSOMI DI UNA CELLULA NORMALE. GLI ESPERTI «SAPPIAMO ANCORA TROPPO POCO PER CAPIRE COME HANNO FATTO»
Embrioni creati senza usare il seme maschile
Australia: l' esperimento nei topi, se funziona anche due donne potranno concepire un figlio.
Il genetista Dallapiccola: «Vi sono molti rischi, conosciamo troppo poco i geni per sapere cosa accadrà»

MILANO - Neanche le tecniche più azzardate di fecondazione assistita hanno mai tentato una cosa simile, ma ora un' équipe della Monash University di Melbourne sembra essere riuscita a far concepire un figlio senza usare spermatozoi. I ricercatori australiani, diretti dalla dottoressa Orly Lacham-Kaplan, hanno ottenuto embrioni di topo a partire da ovuli (fin qui niente di strano) e da cellule provenienti da qualsiasi parte del corpo (e qui sta l' evento straordinario). Aprendo scenari inquietanti, come quello di permettere a due donne di poter concepire usando l' ovulo di una e parte di una cellula qualsiasi dell' altra.

LA NOVITÀ - Queste ultime, dette somatiche, infatti, hanno un patrimonio ereditario di 46 cromosomi, il doppio di quelle deputate alla riproduzione della specie, ovuli e spermatozoi, che ne hanno solo 23 perché dalla loro fusione nel concepimento deriva il corredo genetico del futuro individuo, metà del padre, metà della madre. Il singolare esperimento, del quale ha dato notizia ieri la Bbc, ha per ora dato luogo soltanto ad embrioni in vitro, ma il passo successivo sarà trasferire queste vite potenziali nell' utero di «madri surrogate» nella speranza che si verifichi la gravidanza e che nascano topi vitali e sani. Il fatto più interessante è come i ricercatori siano riusciti a dividere i cromosomi di un cellula normale senza recarle danno. La Kaplan ha spiegato alla Bbc di aver riprodotto, con mezzi chimici, in una cellula qualsiasi del corpo il processo che avviene normalmente nella cellula uovo femminile quando questa espelle metà dei suoi cromosomi (meiosi) e si prepara, con il patrimonio ereditario dimezzato, all' incontro con lo spermatozoo. «In realtà le cose non sono chiare anche perché niente è stato ancora pubblicato di questa ricerca, nè presentato in congressi scientifici - commenta Bruno Dallapiccola, Presidente della società italiana di genetica umana -. Che a Melbourne abbiano fatto una cosa del genere è abbastanza strabiliante perché in natura il passaggio di una cellula somatica da un patrimonio cromosomico completo (diploide) ad uno dimezzato (aploide) è un evento eccezionale. Si verifica soltanto, e raramente, in tumori ad alto grado di malignità». «Le informazioni su questo esperimento sono ancora grossolane - aggiunge Eleonora Porcu, Responsabile del centro di fecondazione assistita dell' Università di Bologna - ma l' ipotesi più probabile è che gli australiani abbiano ottenuto la fecondazione iniettando nell' ovulo soltanto il nucleo della cellula somatica dimezzata, visto che questa è molto più grande dello spermatozoo. Pare difficile, comunque. Sta di fatto che la Monash University è un centro di ricerca di alto livello».

IL FUTURO - Se l' esperimento andrà avanti e la gravidanza darà luogo ad un prole normale, si apre, comunque, uno scenario inquietante per le possibile applicazioni sull' uomo. Questa tecnica, infatti, potrebbe permettere anche a due lesbiche di avere un figlio, a partire da ovuli e da cellule del corpo di una delle due donne. A patto, però, che non vogliano un maschio, cosa impossibile vista l' assenza del patrimonio ereditario maschile. Ma a parte gli interrogativi etici che inevitabilmente si pongono, c' è anche il pericolo che questo processo, così lontano dalla fecondazione naturale, possa dar luogo a malformazioni.

I RISCHI - «Un concepimento normale non è solo frutto del numero dei cromosomi - aggiunge Dallapiccola -: il modo con cui i due patrimoni ereditari si fondono e si embricano è molto più complesso e coinvolge geni dei quali sappiamo pochissimo. Credo che la clonazione debba insegnarci una maggiore cautela: dopo i primi entusiasmi, gli stessi scienziati che ne sono stati protagonisti ora fanno sapere che queste nascite sono state gravate da morti precoci, sterilità e mostruosità».

Porciani, Franca
CORRIERE CULTURA - Pagina 15
(11 luglio 2001) - Corriere della Sera 

Un embrione figlio di due madri
Fecondazione senza spermatozoi, test a Melbourne

LONDRA - Sarebbe una sorta di partenogenesi doppia. Femmina più femmina uguale femmina. Produrrebbe una società di sole donne in grado di autoperpetuarsi senza bisogno dello sperma maschile. Secondo una ricerca di un' équipe della Monash University di Melboume, Australia, questa sarebbe l' estrema conseguenza teorica di una nuova tecnica in grado di fecondare gli ovuli femminili con un' altra cellula qualunque, e perciò anche di donna, purché riprogrammata. La bambina che ne risulterebbe avrebbe due madri biologiche, ma nessun padre.

A dire il vero, questa tecnica era stata messa a punto per aiutare quelle coppie in cui il maschio è sterile: prelevare il codice genetico paterno da una qualunque cellula somatica dell' uomo sembrerebbe un modo eccellente per fare a meno dello sperma e restituire la possibilità di procreare. Ma le potenziali implicazioni vanno oltre, come ha ammesso uno dei ricercatori, Orly Lacham-Kaplan.

Nell' annunciare che il suo team era riuscito a creare embrioni di topo, fertilizzando un ovulo di cavia femmina con un gamete artificiale, ossia una cellula non riproduttiva prelevata dal corpo di una cavia maschio, la scienziata ha detto che questa tecnica senza sperma potrebbe, almeno teoricamente, permettere a una coppia di lesbiche di avere figlie che appartengano geneticamente a entrambe: la donna A metterebbe a disposizione un ovulo e la donna B una cellula qualunque per fecondarlo.

Ci sono tuttavia problemi teorici nella combinazione dei geni di due donne: durante il processo, ancora in parte oscuro, dell' imprinting, alcuni aspetti dello sviluppo sono determinati da un gene paterno. In questo caso il nascituro potrebbe essere di sesso esclusivamente femminile, perché solo gli uomini possiedono il cromosoma Y, indispensabile a generare un maschio. Le cellule somatiche, sia dell' uomo che della donna, contengono due serie di cromosomi e la nuova procedura permetterebbe di separarle, rendendole strutturalmente simili agli spermatozoi, che ne hanno solo una.

Il corredo cromosomico di una cellula somatica contiene 23 coppie di cromosomi, quello di una cellula spermatica contiene una serie sola di 23 cromosomi. Con questo metodo, invece del corredo cromosomico dello spermatozoo, si utilizzerebbe la metà del corredo cromosomico di una cellula somatica. Grazie a un intervento chimico, gli scienziati hanno mimato il processo naturale di fecondazione degli ovuli, cioè la combinazione dei gameti dei due individui. Spinta oltre, questa tecnica eliminerebbe virtualmente il padre dal processo di riproduzione. «Se fosse applicata su coppie sterili, sarebbe accettata senza problemi - ha osservato la dottoressa Lacham-Kaplan -. Io stessa la accetterei a braccia aperte. Ma saranno necessarie linee guida e credo che scenderanno in campo i comitati etici».

In Australia, come in altri paesi, l' utilizzo di cellule somatiche umane in questo genere di esperimenti è vietato. Negli Usa è invece consentito, per cui c' è già chi ipotizza che i ricercatori sarebbero comunque costretti a trasferirsi negli Usa. Prima però bisognerà vedere che cosa succederà quando gli embrioni saranno trasferiti nell' utero di un centinaio di cavie: se le gravidanze procederanno regolarmente, e soprattutto se la prole risulterà sana e in grado di dar vita a successive generazioni altrettanto sane.

Entro il prossimo anno dovrebbero essere pubblicati i risultati di questa seconda fase critica, che determineranno la sorte di un' eventuale sperimentazione umana. Le prime reazioni in Inghilterra sono state di segno diverso. Lord Winston, decano della fecondazione artificiale, ha detto: «Questi esperimenti sono interessanti. Ma il punto è se i geni siano usati correttamente dopo la fecondazione».

E la Human Fertilization and Embryology Authority, l' organismo che regola la ricerca sugli embrioni, ha espresso «gravi preoccupazioni»: «Il metodo non ha ancora prodotto neanche una gravidanza, tanto meno riuscita, nei topi». Per il «Daily Telegraph» la questione è di natura morale: «Qui la posta è più alta della gratificazione del pregiudizio contro il sesso maschile».

Bonazzi, Maria Chiara
NUMERO 189 - Pagina 13
(11 luglio 2001) - La Stampa

RICERCA USA SUL CONCEPIMENTO SENZA SEME DELL' UOMO
Genetica, maschio superfluo. Si potrà nascere senza padri
L' obbiettivo è una sorta di fusione pilotata dei cromosomi femminili. Proteste dei bioetici. Il caso Jodie Foster
                                                                
LONDRA - È l' ultimo passo avanti dell' ingegneria genetica, verso un futuro sempre più denso di incognite: negli Stati Uniti, alcuni scienziati stanno studiando un nuovo metodo che permetterà alla donna di concepire e partorire un figlio senza più alcun intervento del seme maschile, neppure "mediato" dalla fecondazione artificiale. Il gruppo di ricerca è guidato dal genetista Rudolf Janesich, del prestigioso Mit, il Massachusetts Institute of Technology, e ha come obiettivo finale una sorta di fusione pilotata dei cromosomi femminili. Un altro "salto" nel buio, dunque, ancora più avanzato della stessa clonazione: mentre quest' ultima permetterebbe infatti (è ancora di teorie, che si parla) di ottenere un essere vivente "fotocopia" dalle cellule di un altro, il nuovo metodo considererebbe una vera e propria partenogenesi: l' ovulo materno che, attraverso una serie di complessi interventi chimici e restando totalmente indipendente dagli spermatozoi maschili, genera una creatura vivente, uguale a tutte le altre della sua specie. Non solo: Janesich prevede che, se la partenogenesi con il solo Dna materno funzionerà, si potrà anche ottenere un figlio dalla fusione dei cromosomi appartenenti a due donne. "Non c' è alcuna differenza sostanziale", ha detto il ricercatore. Nella fase attuale degli studi, si stanno già effettuando i primi esperimenti su alcuni mammiferi - cavia: e nel giro di due anni, assicurano gli scienziati, potrà venire al mondo il primo topolino "orfano", nato in laboratorio senza aver mai avuto alcun papà. La notizia, pubblicata ieri dal giornale britannico "Sunday Times", ha già suscitato polemiche e reazioni contrastanti: da un lato, l' allarme dei bioetici, che vedono in quest' ultimo sviluppo della ricerca un' ulteriore minaccia alla dignità dell' essere umano; dall' altro, l' approvazione espressa da alcuni gruppi femminili - specialmente nell' universo "gay" - che considerano questi studi come un ulteriore contributo all' autonomia della donna e al diffondersi delle cosiddette "famiglie di fatto". Se il successo della nuova tecnica verrà sperimentato nei fatti, qualunque coppia di donne lesbiche potrà infatti avere un figlio "proprio". E il contributo dell' uomo, anche quel contributo del tutto anonimo ed esterno rappresentato dalla fertilizzazione "in vitro", diventerà superfluo. Secondo Emma Hopson, dirigente della clinica londinese "Bridge Centre" da anni specializzata nelle tecniche di fecondazione artificiale, le coppie lesbiche saranno felici di allevare bambini nei quali ci sarà "una parte di ciascuna delle due donne". Specialmente negli Stati Uniti, poi, sono sempre più numerose le donne "single", anche eterosessuali, che desiderano un erede senza però dover dipendere da un uomo. E che proprio per questo, ricorrono alle banche dello sperma e ai metodi della provetta; un nome fra tutti, quello della popolare attrice Jodie Foster.

CORRIERE CULTURA - Pagina 16
(11 gennaio 1999) - Corriere della Sera

Genetica, si studia il metodo per rendere superflui i maschi

LONDRA - Il maschio diventerà superfluo? Negli Stati Uniti si lavora ad un metodo genetico che in un futuro non lontano dovrebbe permettere ad una donna le gioie della maternità senza più bisogno del seme dell' altro sesso. La novità si profila estremamente attraente per il crescente esercito di donne indipendenti che desiderano una discendenza ma di uomini non vogliono saperne. La controversa tecnologia tornerà molto utile anche alle coppie lesbiche: due donne potranno avere figli grazie ad una fusione pilotata dei rispettivi cromosomi femminili. Secondo il domenicale londinese "Sunday Times", un genetista del Massachusetts Institute of Technology - Rudolf Jaenisch - sta lavorando alla riproduzione dei mammiferi per esclusiva via materna e nel giro di due anni potrebbe venire alla luce il primo topo da laboratorio senza nemmeno un' ombra di papà.

CRONACA - Pagina 14
(11 gennaio 1999) - la Repubblica

Compie dieci anni la più grande banca americana per la donazione di seme: tra successi e polemiche.
La città dei bambini in provetta.

WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO - Il viaggiatore che si fosse trovato a passare tra le sequoie della California sulle colline di Oakland nella sera del 20 febbraio scorso e avesse bussato alla porta della Locanda delle, appunto, Sequoie, non avrebbe trovato cacciatori od orchi, ad aspettarlo dietro la porta, ma bambini e donne. A prima vista, lo spettacolo offerto dalla Locanda delle Sequoie non gli avrebbe mostrato nulla di rimarchevole. Festoni colorati al soffito, palloncini avvizziti, grandi coppe di «fruit punch», torte e persino un clown, anzi una clown, per intrattenere i piccoli ospiti, i soliti orpelli delle festine organizzate dagli adulti per i compleanni dei bambini. E difatti «Buon decimo compleanno», lo avrebbe avvertito la scritta a lettere di stagnola sopra la porta. Ma se il viaggiatore avesse avuto spirito di osservazione, non avrebbe potuto fare a meno di notare qualcosa di strano, un' assenza, in quella festosa riunione. Non c' era, tra le donne e i bambini, un solo uomo, non un solo maschio adulto che potesse vagamente interpretare la parte del padre. Una festa di orfani accomunati da qualche tragedia?, si sarebbe chiesto. Un ballo di divorziate o di ex ragazze madri? Una riunione di famiglie di militari in guerra? La «clausola verità».

Niente di tutto questo, avrebbero risposto irritate le organizzatrici del party. Quei bambini nella Locanda delle Sequoie non avevano mai avuto padri, ma soltanto donatori. I loro padri erano stati i pochi centilitri di liquido congelato e rinchiuso nelle celle frigorifere degli organizzatori. Benvenuti alla festa di compleanno dei figli della provetta. Nella locanda nel bosco, quella sera, la più grande Banca dello Sperma americana, la Sperm Bank of California, e l' unica che consenta direttamente alle clienti l' accesso e la scelta del «papà surgelato» fra i campioni disponibili, festeggiava i dieci anni di esistenza e di attività. E per testimoniare del successo insieme tecnologico e ideologico della loro impresa, le responsabili della Banca avevano invitato attorno ai succhi di frutta il campionario tangibile e urlante di quei 10 anni: le bambine e i bambini prodotti dall' amore fra una donna e una siringa. Le creature, alcune ormai grandicelle altre in fasce, nate da donne che per scelta, non per necessità, avevano voluto sperimentare la maternità senza «andare a letto con il nemico», senza il maschio. Ci sono ormai, negli Stati Uniti e nel mondo, migliaia e migliaia di bambini nati felicemente dall' incontro fra una madre e una provetta, nel quale la scienza surroga gli strumenti, ma non le intenzioni, dell' amore. La tecnica della fecondazione artificiale umana è diventata banale e comune: molte delle clienti della Banca californiana si sono addirittura fecondate da sole, dopo un breve corso di istruzione, per portare al massimo possibile il principio del «do it yourself», del fatelo da voi, noi vi forniamo gli attrezzi e la materia prima. Costo, 160 mila lire. Probabilità di riuscita, una gravidanza ogni tre tentativi in media. Ma la clinica, o la banca, o la fattoria di Oakland ha una caratteristica unica: non soltanto offre alle clienti la scelta del seme, rivelando loro le caratteristiche del donatore, altezza, peso, età, razza, titoli di studio, storia personale e famigliare, per garantire alle acquirenti tutti gli optional genetici e dunque il migliore acquisto possibile. In più, questa boutique della fecondazione offre da dieci anni la esclusiva «clausola verità».

I donatori possono scegliere di lasciare la propria identità insieme con il liquido donato e autorizzano la Banca a rivelarla ai loro figli, quando essi arriveranno al diciottesimo anno di età. Circa il 70 per cento lo fa. Dunque nel 2003, quando i più grandi fra i bambini raccolti nella Locanda delle Sequoie compiranno i 18 anni, essi potranno, se lo vorranno, rintracciare l' uomo che li generò, masturbandosi. L' idea di «riumanizzare» il procedimento zoologico della fecondazione con sperma umano surgelato, l' idea di creare almeno l' ipotesi del riconoscimento reciproco tra figli e donatori, parve eccellente alle donne che fondarono la California Sperm Bank nel 1985. Nella ideologia della «libera scelta», nella cultura militante del separatismo femminile che l' aveva ispirata, quella possibilità di futuri incontri sembrava essere una soluzione elegante, e molto progressista, al teorema della libera scelta. Così come le donne devono avere il diritto alla maternità senza l' ingombro di un uomo, inteso come persona, così i figli devono avere il diritto di scegliere se ignorare o affrontare, da grandi, il padre. Ma come per tutte le ideologie militanti, i luminosi principi hanno la spiacevole tendenza di franare contro la realtà e la realtà, in questo «ballo delle provette», cresce inesorabilmente. Ha raggiunto i dieci anni, l' età anagrafica dei primi «prodotti» e comincia a confrontarsi con i coetanei, a lanciare quei folgoranti «perchè» infantili che ogni genitore, anche il più tradizionale, impara in fretta a temere. Le madri, le giovani donne che 10 anni or sono celebrarono orgogliosamente la loro autonomia dal «destino biologico» dell' accoppiamento e la secessione finale del sesso dalla procreazione, oggi sono donne messe di fronte a un dilemma arcigno. Se tacciono ai figli la storia della loro concezione, e borbottano vaghe spiegazioni, mentono e nella menzogna muoiono invariabilmente tutte le ideologie e le speranze della liberazione, politica o sessuale. Se dicono la verità, espongono i figli piccoli allo choc di una scoperta sconvolgente. Alla ricerca del padre. E come spiegare al figlio maschio che il suo ruolo nella futura città radiosa della liberazione sessuale voluta dalla madre è quello di semplice fornitore di spermatozoi vivaci e aggressivi? «E quanti adolescenti, come i primi figli della clinica stanno diventando, accetteranno di aspettare i 18 anni per ribellarsi e partire alla ricerca del padre, foss' anche solo per sputargli in faccia?», si chiede Linda Muir, ex socia ribelle e dissidente della Banca.

Alla Banca si preferisce sorvolare sui problemi che stanno spuntando come cespugli di rovo nel giardino della presunzione ideologica, problemi che crescono con il crescere dell' età dei figli. «Drammi e traumi sono il pane quotidiano della vita di ogni adolescente» fa notare Barbara Raboy, la fondatrice e ancora presidentessa della banca dell' organismo a pagamento, 40 dollari per donazione, 70 mila lire, massimo 100 donazioni all' anno per i «tori» migliori. «Scoprire la propria condizione di figlio di una fecondazione artificiale non è più sconvolgente che vedere un padre che picchia la madre o vivere un divorzio, per un bambino», e nelle sue parole c' è molta, amara verità. Ma c' è una verità più grande e meno politica di questa proposta dalle femministe californiane, ed è il gigantesco esperimento involontario di psicologia infantile in atto su una generazione di «figli del congelatore». Soltanto ora, che stanno aumentando di anni i prodotti dell' incontro a distanza fra un donatore chiuso in una stanzetta della clinica e una donna che respinge la responsabilità morale e affettiva della famiglia umana, sapremo davvero se l' esperimento è riuscito. Se i figli della quasi partenogenesi militante di queste madri, spesso lesbiche incapaci di rapporti eterosessuali ma desiderose di figli, come molti dei donatori sono gay attratti dall' idea di generare un figlio senza toccare donna, saranno i fiori della liberazione biologica o la gramigna di una generazione condannata a immaginare il padre come una provetta appannata nel gelo dell' azoto liquido. Nessuno ha la certezza del risultato.

I pessimisti sono molti. Linda, la missionaria pentita della concezione «ha la carte», e James Lindemann Nelson, uno psicologo del Centro Hastings di New York che studia i problemi della biotecnologia, vedono nero. «Questi figli dovranno misurarsi tutta la vita con il peso di essere i prodotti di un duplice, spaventoso egoismo, quello del padre che vende il suo seme per una manciata di dollari e quello della madre che vuole il giocattolo figlio senza assumersi la responsabilità della socialità umana - dice Nelson -. La famiglia non è soltanto un' entità biologica, come dimostrano milioni di adozioni felici. Famiglia è unione, è microcosmo di socialità e dunque di adattamento reciproco, è radicamento con il passato e il futuro. Lo sa qual è la parola che ricorre più frequentemente nei discorsi dei bambini nati con l' inseminazione artificiale? La parola è daddy, papà». Una vita nel «grande gelo». Non si dice papà, si dice «donatore», insegnano le clienti della Banca ai figli. «Ho abbastanza amore per lui, o per lei, da bastare per chi non c' è», si fanno reciprocamente coraggio alle festine, mentre i bambini mettono le mani nel punch e le donne scoccano occhiate di traverso ai figli della altre, per trovare somiglianze, parentele. La Banca non dà nomi alle donne, ma le sue funzionarie sanno bene che alcuni donatori sono più ricercati di altri - caucasico, studente in ingegneria nucleare, 22 anni, 1 metro e 85 per 75 chili di peso, genitori anziani e viventi, si vende benissimo - e dunque alcuni di quei bambini sono certamente fratelli e sorelle. In fondo, lo sono tutti. Tutti figli del grande gelo.

Zucconi, Vittorio
SOCIETÀ E CULTURA - Pagina 15
(08 marzo 1995) - La Stampa

Secondo un' équipe di scienziati «entro 50 anni il maschio potrebbe essere biologicamente superfluo».
Le donne inglesi: uomo addio, sei inutile. Sondaggio rivela che il 75% vorrebbe allevare i figli da sola.

LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE - Nella famiglia di domani l' uomo potrebbe avere il ruolo del disoccupato. Anzi, del soprammobile: quasi un souvenir d' altri tempi, quando la società ancora gli riconosceva un ruolo. Potrebbe diventare, insomma, «biologicamente inutile», con le donne in grado di procreare da sole e di fare - ovviamente - soltanto figlie. Fantascienza? Non molto; e sicuramente motivo di qualche preoccupazione per i poveri uomini che recenti sondaggi inglesi hanno già indicato - secondo il parere di quattro donne su cinque - come inutili e superflui. Entro 50 anni, sostiene un' èquipe di scienziati inglesi, l' uomo potrebbe svanire. Lo rivela, nel suo prossimo numero, una rivista femminile inglese, New Woman Magazine. E lo fa con tutta serietà, ricordando per esempio gli esperimenti di programmazione procreativa già avviati una decina d' anni fa dalla scienziata americana Sally Miller Gearhart. Il suo processo di fusione ovulare consisteva nel manipolare due ovuli per produrre soltanto un feto femmina. Non ebbe, allora, molto successo. Ma ora gli scienziati sono già riusciti ad attuare quella dispotica condanna del maschio, sia pure limitatamente ai topolini. A quando l' applicazione in campo umano? Forte di un ennesimo sondaggio che dà addosso all' uomo, la rivista inglese proclama, usando le parole della psicologa Jane Usher dell' Università di Londra, che «la donna non è più disposta a vivere con un uomo soltanto perchè egli è il padre dei suoi figli». A meno naturalmente che lui «si dimostri di essere perfettamente all' altezza del suo ruolo». Un ruolo secondario, beninteso; altrimenti tanto vale, per la donna, vivere da sola, in questo mondo nel quale «il contributo finanziario del maschio non è più determinante».

Quello di domani, secondo gli scienziati citati dalla rivista, è un mondo in cui la donna è pronta a rinunciare ai rapporti sessuali, «faticosi e superflui». Per fortuna non tutte le donne hanno un atteggiamento così negativo in tema di sesso e di ruolo maschile; ma la pulce, da sempre nell' orecchio delle femministe più battagliere, potrebbe deporre nuove larve dove maggiore è l' insoddisfazione per il maschio-padrone. Un mondo che li escluda facendo nascere soltanto bambine - più pratiche e più comode, secondo la rivista - riflette le tendenze della società d' oggi. Nel sondaggio della rivista inglese soltanto un terzo delle donne riconosce di avere avuto una relazione soddisfacente, mentre i due terzi si dicono deluse, sovente meramente «costrette a soddisfare le sue necessità». Oltre la metà hanno sostenuto di non essere assolutamente disposte a compiere il minimo sacrificio personale per vivere sotto lo stesso tetto dell' uomo soltanto perchè lui le ha rese madri. E il 65 per cento affermano di poter fare a meno degli uomini molto più facilmente di quanto potrebbero fare a meno delle altre donne. La realtà è, in certa misura, un riflesso di questo nuovo andazzo; e acquistano allora un senso le statistiche secondo le quali è triplicato negli ultimi cinque anni il numero dei bambini che nascono senza un padre, mentre una famiglia su cinque è ormai retta da una donna. Meglio allevare i figli da sole che sopportare un rapporto infelice con l' uomo, dicono il 75 per cento delle intervistate: pensando, forse, alla «soluzione finale». Maschio, addio.

ESTERO - Pagina 10
(09 febbraio 1994) - La Stampa

* CHIRURGIA PRENATALE
Embrione manipolato (e se è maschio buttiamolo via)

CHRISTINE Munday, trentacinquenne di Londra, partorirà una coppia di bambine che passeranno forse alla storia della medicina: sono i primi frutti di una tecnica che permette di scegliere in provetta il sesso degli embrioni da impiantare poi in utero. Christine ha già un figlio di 12 anni, colpito da una grave malattia ereditaria che si trasmette solo ai maschi. Altre due donne, anch' esse portatrici di malattie che si trasmettono solo ai maschi (come l' emofilia o la distrofia muscolare), aspettano figlie femmine all' Hammersmith Hospital di Londra, dove Andrew Handyside e altri medici eseguono la delicata procedura. La notizia che giunge da Londra era attesa (e in parte temuta). Circa un anno fa, su queste pagine riferimmo i primi esperimenti del gruppo londinese, con embrioni che non erano destinati all' impianto. E già allora si annunciava che il passo successivo sarebbe stato una gravidanza dopo «fecondazione selettiva», il nome che è stato dato alla tecnica.

Con un termine più fantasioso si potrebbe parlare di «embrione dimezzato», perché il metodo prevede che si tolgano uno o due acini dal piccolissimo (meno di un decimo di millimetro) grappolo di cellule (da sei a otto) che si forma nei primi tre giorni. Ovviamente è necessario che la fecondazione sia avvenuta in provetta, perché sia possibile il prelievo, nel quale, con una sofisticata tecnica di analisi, si identifica la presenza o no del materiale genetico che determina il sesso maschile: solo gli emorioni di sesso femminile verranno poi impiantati.

L' idea di portar via un bel pezzetto, da un ottavo a un terzo, di un embrione che dovrà poi dar luogo a un essere umano, è inquietante di per sé. Ma i medici di Londra assicurano che lo sviluppo successivo è perfettamente normale da tutti i punti di vista. «Peraltro lo stesso avviene anche in natura - aggiungono - poiché spesso l' embrione perde spontaneamente qualche cellula nel corso della sua crescita».

Non è l' unica inquietudine. Le prime reazioni negative all' annuncio britannico vengono dalla Francia, dove esiste un comitato etico nazionale che ha proposto di sospendere per qualche anno la sperimentazione di diagnosi genetiche sul feto. Dice Andre Boué, membro del comitato: «C' è qualcosa di scandaloso nell' eliminare in provetta tutti gli embrioni maschili, quando è possibile diagnosticare direttamente la malattia genetica durante la gravidanza». Non tutti sono d' accordo con lui: a molti risulta difficile capire perché l' aborto sia più accettabile di una selezione eseguita prima che la gravidanza sia iniziata.

Altre critiche riguardano la necessità di impiegare la fecondazione in laboratorio per coppie che sono normalmente fertili. Si teme che il metodo londinese possa essere usato semplicemente per scegliere il sesso del nascituro, anche senza alcun rischio di malattie. «Lo ritengo poco probabile», ha dichiarato l' americano Arthur Caplan, esperto di bioetica all' Università del Minnesota. «La tecnica è troppo complessa e costosa per essere usata per futili motivi». E in Italia? Esiste finalmente, da poco più di un mese, un comitato etico nazionale, nominato con decreto da Andreotti e costituito da una trentina di esperti. Però non si è ancora riunito: non potrebbe essere l' occasione buona per iniziare?

Satani, Roberto
NUMERO 414 - Pagina 8
(09 maggio 1990) - La Stampa
* L' articolo scritto da Roberto Satani non è di natura misandrica; lo è il contenuto.
 
Da altre fonti:

Scienziato Usa "Presto un mondo di sole donne"

NEW YORK - Un mondo privo di uomini in cui le donne sono capaci anche di fare figli da sole: fantascienza? No: la riproduzione tutta al femminile sarà realtà solo tra qualche anno mentre il cromosoma Y sparirà tra 125.000 anni. A sostenerlo è Bryan Sykes, eminente professore di genetica della Oxford University e autore del libro "Adam' s Curse: A Future Without Men" ('La maledizione di Adamo: un futuro senza uomini'). "Il cromosoma Y si sta deteriorando e, secondo me, sparirà", dichiara Sykes intervistato da AbcNews. Sykes è un' autorità riconosciuta in tutto il mondo in campo genetico e spesso aiuta la polizia a analizzare il dna raccolto sulle scene del crimine. Attualmente il suo team di ricercatori sta costruendo l' albero genealogico del dna della nostra specie. "Il cromosoma Y viene passato dal padre al figlio maschio. Il feto è dapprima sempre una femmina, solo in un secondo tempo si insinua il cromosoma Y. Gli uomini sono donne geneticamente modificate", per Sykes. Ma a differenza di altri cromosomi, quello Y non è in grado di ripararsi da solo e, per questo, sparirà del tutto tra circa 125.000 anni. "In ogni generazione, l' 1% degli uomini avrà una mutazione che ne ridurrà la fertilità del 10%" spiega Sykes. Al contrario della maggior parte dei cromosomi, quello Y non viaggia attraverso le generazioni in coppia con un altro uguale e quindi non ha un modello in cui specchiarsi per ripararsi. I difetti non vengono mai riparati. "Perciò generazione dopo generazione, i difetti si accumulano e alla fine non resta più nessun cromosoma Y funzionante", conclude Sykes. Che ci si creda o no, intanto la realtà ci dice che la conta degli spermatozoi dell' uomo medio è scesa del 20% negli ultimi 50 anni. In un mondo di sole donne, dicono in molti, non ci sarebbero quasi più guerre sul pianeta; la popolazione delle prigioni Usa scenderebbe ben del 97% e gli incidenti su strada diminuirebbero del 70%. Ma che ne sarà della procreazione? "È questione di pochi anni: sarà possibile che due donne abbiano un bambino che è il figlio biologico di entrambe", risponde Sykes. "Assolutamente normale da ogni punto di vista, ma sempre di sesso femminile". Nei topi è già stato fatto: il materiale genetico di una femmina è stato usato per fecondare l' ovulo dell' altra.

AGI SALUTE
(30 aprile 2008) - AGI

Un futuro senza uomini

ROMA - Un genere sempre più minacciato: quello dei maschi. Tempo fa emerse la notizia di ricerche scientifiche secondo le quali le donne potessero produrre dal midollo spinale cellule staminali per la riproduzione e dunque autofecondarsi.

Ora, il genetista Bryan Sykes della Oxford University, rende noto attraverso il suo libro: Adam' s Curse: A Future Without Men (Il corso di Adamo: un futuro senza uomini) che il cromosoma Y, quello che determina la nascita di un essere umano maschio, si sta deteriorando al punto tale che lentamente si estinguerà. Ciò, secondo il professore inglese, accadrà perchè il cromosoma maschile, a diferenza di quello femminile (X) non può autoripararsi.

In partenza i cromosomi sono tutti femminili. Il cambiamento sessuale, infatti, avviene a distanza di una settimana dal concepimento. Durante il percorso, il cromosoma Y però è "solo", non partecipa alla gara per la vita in coppia, pertanto non ha modo di modellarsi attraverso altri simili.

La sentenza di "morte" per gli uomini, così, secondo sempre le affermazioni di Sykes, è prevista tra quasi 125mila anni, periodo in cui di generazione in generazione i maschi subiranno una vera e propria mutazione genetica.

WEB
(30 aprile 2008) - DIRE

ATTENZIONE: la presente raccolta verrà periodicamente aggiornata con nuovi articoli.